Liberare lo Psoas dalle tensioni
Avete presente quelle mattine in cui raggomitolarsi nel letto con le coperte tirate fin sopra la testa sembra l’unica risposta ragionevole alla giornata incombente? Rannicchiarsi in posizione fetale può in effetti sembrare una delle reazioni meno debilitanti allo stress, ma raramente è un’opzione possibile, sicuramente non una capace di portare risultati soddisfacenti.
STRESS E TENSIONE MUSCOLARE
La contrazione dei principali flessori del tronco è parte delle reazione allo stress iscritta nel nostro sistema nervoso, un po’ come la risposta di quel vermiciattolo che si arrotola in una pallina quando lo si infastidisce con un bastoncino.
Uno scontro verbale con un collega di lavoro, il traffico in tangenziale, una lunga discussione con il proprio compagno, uno stato ansioso non identificato: tutto innesca la contrazione dei flessori, ovvero spalle che cadono in avanti, sprofondamento del cuore e tensione nell’addome.
Come per tutte le reazioni allo stress il problema è che questa risposta diviene abituale, risultando in una tensione e una contrazione cronica che viene però esperita come stato normale del corpo.
IL MUSCOLO PSOAS
Lo Psoas, un importante flessore dal nome esotico, è particolarmente sensibile agli stati emotivi. Questo muscolo si estende per
tutta la lunghezza della pancia fino alla testa del femore ed è il principale flessore dell’anca (è lo Psoas che solleva la coscia durante la camminata).
Agisce anche in sinergia con i muscoli spinali come supporto per la zona lombare.
È un muscolo doppio e simmetrico che si origina nella parte bassa della schiena, dall’ultima vertebra toracica e dalle cinque sottostanti vertebre lombari, per estendersi lungo il bacino fino alla sua inserzione nella parte interna della zona superiore del femore (piccolo trocantere). Attraversa quindi tre articolazioni principali: l’anca, l’articolazione tra la zona lombare e l’osso sacro (L5-S1) e l’articolazione sacroiliaca (SI, ovvero la giunzione tra l’osso sacro e le due ossa iliache).
TENSIONE NELLO PSOAS
È facile capire quindi che quando lo Psoas non è nella sua forma ottimale possono esserci ripercussioni massive sullo stato generale del corpo.
In particolare la contrazione cronica dello Psoas, sia essa causata da stress o da una attività ripetitiva, limita la possibilità di movimento dell’anca, con conseguente dolore nella zona lombare e perfino nelle ginocchia.
Quando la tensione nello Psoas è asimmetrica, ovvero più accentuata da un lato, causa uno spostamento laterale del bacino che di fatto accorcia la gamba del lato più contratto, e insieme provoca una compensazione lungo tutta la colonna vertebrale fino al collo dal momento che la testa cerca di rimanere “in bolla”.
La tensione accorcia anche il tronco e riduce lo spazio per le viscere e gli organi interni che in questo modo non riescono più a lavorare in modo efficiente.
Oltre a tutto questo, quando il bacino, la colonna e le gambe sono disallineati, il peso del torso non viene più scaricato in maniera ottimale lungo lo scheletro, la stabilità è compromessa e lo Psoas finisce con il tentare di stabilizzare il bacino piuttosto che muoversi liberamente nella sua funzione di flessore dell’anca.
Quando lo Psoas è sano, il peso viene distribuito attraverso le ossa e l’azione del camminare inizia a livello del plesso solare piuttosto che dall’anca o dal ginocchio come accade quando il funzionamento di questo muscolo è compromesso.
Attraverso la sua inserzione a livello delle vertebre toraciche e lombari, lo Psoas influenza anche altri muscoli importanti, tra cui il diaframma, il trapezio e il quadrato dei lombi (che ha inserzioni nelle stesse vertebre): la tensione nello Psoas può quindi compromettere seriamente l’integrità strutturale e il funzionamento fisiologico non solo nel bacino e nell’addome, ma anche nella parte alta del tronco.
Se la porzione superiore dello Psoas è rigida e contratta, la zona lombare si iperestende (iperlordosi), il petto collassa, le costole basse vengono spinte in fuori e la capacità respiratoria viene compromessa.
COME SCIOGLIERE LA TENSIONE NELLO PSOAS
Ma rafforzare o allungare lo Psoas può non risultare in uno Psoas più sano. Ripetizioni di esercizi come sollevamenti di gambe (leg-lifts), addominali (sit-ups), sollevamento pesi e anche le posture in piedi dello yoga, se fatte meccanicamente, hanno come risultato il rinforzare gli schemi motorii esistenti e hanno poca efficacia nel creare una sana lunghezza del muscolo a riposo. Addirittura, un allenamento non adatto può incrementare la tensione nello Psoas, ridurre l’afflusso di sangue e enfatizzare, piuttosto che ridurre, lo stato generale di stress.
Per questa ragione suggeriamo una pratica di rilassamento sistematica (quindi regolare e quotidiana) che può essere d’aiuto per l’allineamento, il funzionamento fisiologico e tutti i problemi citati in precedenza.
Pochi semplici allungamenti fatti con intenzione per ammorbidire con gentilezza la contrazione di questi flessori e aprire la capacità respiratoria hanno una grande efficacia nel restaurare equilibrio e agio in tutte le posture.
(Articolo liberamente tradotto da “Release the tension in the Psoas” di yogainternational.com)